Terapia Breve Strategica: risposte alle domande più frequenti

Quanto dura una terapia breve strategica?

Notoriamente, la terapia strategica è un modello di intervento psicoterapeutico a breve termine, ciò significa che la durata media di un ciclo completo è quantificabile in 10-15 incontri. E' bene sottolineare che gli effetti di un intervento breve strategico sono oggettivamente riscontrabili sin dalle prime sedute. E' prassi dello psicoterapeuta strategico verificare costantemente l’efficacia del trattamento in linea con l’obiettivo stabilito assieme al paziente.

Che cadenza hanno gli incontri in una terapia breve strategica?
Nella prima fase del trattamento, gli incontri sono a cadenza settimanale o quindicinale. Una volta ottenuto il primo sostanziale miglioramento, si passa ad un incontro ogni tre settimane per permettere alla persona di sperimentare nella propria vita quotidiana le ritrovate risorse e capacità, azzerando inoltre il rischio della dipendenza dalla figura del terapeuta. A soluzione raggiunta, la terapia si conclude con 3 sedute di controllo (follow-up) a distanza di 3 mesi, 6 mesi  e 1 anno, per verificare nel tempo il mantenimento del risultato.
 
Quanto dura una seduta?
La durata di una seduta strategica non è mai predeterminata ma varia di volta in volta a seconda delle diverse esigenze della persona in terapia, della fase del trattamento in cui si trova e del tipo di problema presentato. La durata della seduta può quindi variare ampiamente da un’ora (nei primi incontri) fino a venti minuti (generalmente nelle fasi avanzate del trattamento).
 
La terapia breve strategica dà risultati duraturi nel tempo?
Si! Come emerge chiaramente dai follow-up condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, la presenza di ricadute è minima.  I risultati delle ricerche effettuate su migliaia di casi trattati con la terapia breve strategica negli ultimi decenni (in Italia e all’estero) hanno mostrato non solo un’elevata efficacia dell’intervento valutata alla fine del trattamento, ma anche la stabilità dei risultati nel tempo.
 
La terapia breve strategica prevede l’utilizzo di farmaci? La terapia breve strategica è un intervento di tipo psicoterapeutico e, come tale, non prevede l’ausilio di farmaci. Qualora il paziente arrivasse in terapia con una cura farmacologica in corso, si suggerirà di proseguire con questa seguendo le indicazioni del proprio medico o psichiatra.  A problema risolto lo psicoterapeuta provvederà a contattare il collega medico per valutare la possibilità di ridurre, nel tempo e nelle dosi, l’assunzione del farmaco.
 
Vorrei iniziare una terapia ad approccio breve strategico e conosco già alcune tecniche. Conoscere le tecniche può in qualche modo ostacolare il mio percorso terapeutico?
Conoscere già alcune delle manovre strategiche non rappresenta un ostavcolo ai fini dell’efficacia dell’intervento. Nella maggioranza dei casi, essere già a conoscenza del tipo di impegno che una terapia strategica richiede o dell’effetto che alcune tecniche possono sortire, può anche facilitare o accelerare il risultato.
 
Credo che un mio familiare abbia dei problemi che potrebbero essere risolti con una psicoterapia strategica, ma la persona in questione non vuole rivolgersi ad uno specialista. Cosa posso fare?
Molto spesso le persone che presentano determinati tipi di problemi, ad esempio disordini alimentari o particolari difficoltà relazionali, rifiutano di rivolgersi ad uno specialista o appaiono estremamente resistenti a qualsiasi tipo di intervento. In questi casi la famiglia, se adeguatamente indirizzata, può svolgere un ruolo fondamentale e determinante nel trattamento del disturbo. In queste situazioni il terapeuta strategico è solito fare un primo incontro con i familiari, o con altre persone che sono vicine a colui che manifesta il problema, e valutare con loro cosa sia possibile fare per intervenire. Il terapeuta strategico potrà quindi dare indicazioni su come cercare di coinvolgere il "portatore del disturbo" nella terapia, oppure dare indicazioni concrete ai familiari su come comportarsi relativamente alla persona e al disturbo in questione, ricorrendo così ad una forma di terapia indiretta. In seguito a questo intervento può capitare che il "paziente designato" decida di entrare in terapia in un secondo momento; negli altri casi la terapia procede solo in maniera indiretta.
 
La terapia strategica è una terapia puramente sintomatica? E se si, c’è il rischio che una volta risolto un sintomo si vada incontro a sintomi sostitutivi?
La Terapia Breve Strategica si occupa da una parte di eliminare i sintomi o i comportamenti disfunzionali per i quali la persona è venuta in terapia, dall’altra di produrre il cambiamento delle modalità attraverso cui questa costruisce la propria realtà personale e interpersonale. L’obiettivo è quindi quello di produrre dei rapidi cambiamenti nella percezione della realtà della persona e non solo nelle sue reazioni comportamentali. Così facendo, si sposta il suo punto di osservazione dalla posizione originaria, rigida e disfunzionale, ad una prospettiva più elastica e con maggiori possibilità di scelta. Questo porterà ad un conseguente cambiamento nel paziene delle sue modalità comportamentali e cognizioni. La Terapia Breve Strategica non rappresenta quindi una terapia puramente sintomatica, ed è proprio per questo che, una volta risolto il problema, non si sviluppano sintomi sostitutivi.

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